Domenica, 06 Dicembre 2015 00:00
Vita da tatuatrice: Samez si racconta
Sara Tortorici, in arte Samez, è molto più di una semplice tatuatrice, è un’artista che dipinge sui corpi piccole opere d’arte, e lo fa con grande passione e determinazione. Ha iniziato più di 10 anni fa, quando ancora non venivano trasmessi in tv reality show come L.A. ink, che ha visto la bella Kat Von D consacrare finalmente la figura della “tatuatrice donna”. Quando Sara ha iniziato la strada non era certo in discesa, ha dovuto combattere contro i pregiudizi di tutti quelli che pensavano che questo fosse “un mestiere maschile”. Non è stato per niente facile ma lei, come altre donne, c’è riuscita. Bellissima, determinata, sempre sognatrice nonostante alcune delusioni, questo è il ritratto della vera Samez, che si mette a nudo sia come donna che come tattoo artist.
Quando hai iniziato ad essere affascinata dal mondo dei tatuaggi e del piercing? Quanti anni avevi? Raccontami cosa è avvenuto quando hai incontrato Daniel Sedan e ti ha convinta che avevi talento e potevi diventare un’artista anche tu, studiando e applicandoti.
Avevo circa 16 anni quando mi avvicinarmi alla Body Art, ma inizialmente ero molto più attratta dal piercing, anche perché i miei genitori erano contrari a cose permanenti come i tatuaggi, essendo ancora in età scolastica. Ho conosciuto Daniel a 19 anni ed è stato subito un grande amore, nutrito da tutte le passioni che avevamo in comune, come la musica e, soprattutto, le modificazioni corporee. Daniel era già avanti in questo, perché esercitava l'attività di piercer come secondo lavoro, mentre io all'epoca ero responsabile commerciale in una ditta di elettronica. Abbiamo lasciato entrambi i nostri lavori ufficiali per inseguire il nostro sogno di aprire uno studio tutto nostro! Era il 2004 e la nostra prima sede, a Monterotondo, è stata il primo studio di tatuaggi esistente in provincia.
Come è stato il tuo periodo da apprendista con Octavio Salazar? Raccontami cosa viene fatto fare a una persona che sta imparando, come ti sentivi e quanto è durato il tuo periodo di formazione.
Non ho avuto una formazione “convenzionale”, come tanti altri artisti. Ho frequentato il liceo linguistico e la mia passione per i tatuaggi si è evoluta, prevalentemente, da autodidatta. Si può dire che io sia una degli ultimi tatuatori che noi del mestiere definiamo “di vecchia scuola”, in quanto all'epoca quello del tatuatore era un percorso molto più difficile e tortuoso rispetto a quello di oggi. Il mio apprendistato è avvenuto in parte presso il mio stesso studio, sotto la guida del tatuatore venezuelano Octavio Salazar, amico d'infanzia di Daniel, che ci ha raggiunti in Italia per avviare l'attività e aiutarmi ad imparare nel modo più corretto possibile. Purtroppo Octavio era una persona abbasta particolare, e la sua presenza non ha dato i risultati sperati. Per questo, a parte poche nozioni, mi sono ritrovata a dovermi cimentare da sola, sperimentando su alcune cavie prima di passare ai clienti veri e propri. La mia voglia di imparare mi ha spinta a viaggiare, sia in Italia che in Europa, frequentando varie Convention per cercare di “spiare” le tecniche dei validissimi tatuatori che già giravano a quell'epoca. Alla fine sono approdata in California dove, grazie all'aiuto dei miei veri maestri, Sid Stankovits ed Eiland Hogan (Forever Tattoo, Sacramento) sono riuscita ad apprendere una buona tecnica, che mi ha permesso di crescere professionalmente. Al giorno d’oggi, invece, forse è più semplice diventare un tatuatore, perché ci sono molti più studi disposti a garantire un apprendistato. Chi volesse intraprendere questa strada deve infatti sapere che i corsi regionali non sono assolutamente sufficienti per imparare il mestiere, ma sono solamente necessari per ottenere l'attestato igienico-sanitario utile per lavorare all'interno di uno studio. La tecnica si apprende solamente facendo un tirocinio sotto un tatuatore professionista, ma non dimentichiamo mai che occorre creatività, un elemento fondamentale in questo lavoro.
Che differenza c’è tra un tatuatore e un tattoo artist?
Il primo si limita ad eseguire, il secondo è un vero e proprio artista, ricercato per il suo genere e per le sue creazioni originali, come se fosse uno stilista o un brand. Oggi questo aspetto fa una grande differenza. Con tutte le persone che hanno iniziato a fare questo mestiere negli ultimi anni, chi vuole emergere deve fare la differenza, trovare un proprio stile ed essere riconoscibile. Bisogna essere delle persone forti e volenterose per arrivare a questo traguardo.
Cosa ti ha spinta a diventare una tatuatrice? A capire che era proprio questo, e non un altro, il lavoro della tua vita?
Credo di essere stata mossa dalla voglia di trovare qualcosa di mio, di viaggiare, di conoscere nuove persone e realizzare i miei sogni insieme a quelli di Daniel, che per 11 anni è stato il mio fedele compagno in questa avventura. Senza di lui sicuramente non sarei riuscita a realizzare tutto questo, e viceversa.
Perché secondo te si fa ancora tutto questo gran parlare di “tatuatrici donne”, come se foste una specie di riserva del wwf? Pensi che in Italia l’ambiente dei tatuatori sia ancora prettamente maschile e che ci siano differenze con l’estero, specialmente con l’America?
Quando ho aperto lo studio, circa 11 anni fa, la figura della donna tatuatrice era una vera e propria novità. Ho dovuto irrobustire parecchio il mio carattere per farmi rispettare da quelli che all'epoca entravano in studio non dandomi fiducia perché ero molto giovane ma, soprattutto, perché ero una donna. All’epoca si era ancora legati all'immagine del tatuatore ex galeotto. Questo mi ha cambiata molto come persona, costringendomi ad indossare una corazza ed essere sempre pronta a dimostrare agli altri quanto valevo e che ce la potevo fare. Adesso, per fortuna, le cose sono completamente cambiate: l'avvento dei reality show con Kat Von D, che ha portato alla luce la figura della tatuatrice, e la mia consacrazione come artista, grazie alle Conventions in America, ai premi ricevuti e alla notorietà guadagnata nel tempo dallo studio Cherry Tattoo, hanno modificato il modo di vedere le donne che esercitano questo meraviglioso mestiere.
Mi racconti come si svolge la tua giornata-tipo di lavoro?
La mia giornata varia a seconda dello studio in cui devo lavorare, ma è comunque tutta improntata sul lavoro! Ho 34 anni ormai, ma non ho una mia famiglia: la mia storia importante è finita in maniera civile più di 3 anni fa, ma siamo ancora soci e in ottimi rapporti. La mattina mi sveglio abbastanza presto, poi mi reco in studio dove solitamente inizio a lavorare tra le 11 e le 12. Tra un appuntamento e l'altro mi riposo mentre disegno per il prossimo cliente, sperando di riuscire a staccare per le ore 20. Dopodiché spesso vado a cena fuori con gli amici o con i colleghi di lavoro. Esco per andare a divertimi solo il fine settimana: data l'attenzione che richiede il nostro lavoro non è consigliabile esagerare con stravizi e vita notturna. Posso però dire che adesso sono molto più rilassata di qualche anno fa. Prima ero abituata a fare tutto da sola insieme a Daniel, e avevamo orari di lavoro davvero strazianti. Adesso sono un po’ più libera dato che, con l'apertura della seconda sede del Cherry Tattoo a Roma, abbiamo iniziato a collaborare con altri straordinari artisti e ho una Shop Manager che mi aiuta sia nella gestione degli appuntamenti che nella pulizia degli ambienti di lavoro.
Che tipo di abbigliamento ti piace indossare, viste anche le tue giornate lavorative pesanti e impegnative?
Come tipo di abbigliamento preferisco uno stile minimal, con colori scuri e linee semplici, valorizzando accessori come scarpe e borse. Tengo particolarmente alla cura delle mani e dei piedi, ai capelli, e mi piace molto essere sempre ben truccata.
Qual è secondo te la differenza tra una seduta con una tatuatrice donna e un tatuatore uomo?
Non ci dovrebbe essere differenza tra l'essere tatuati da una donna o da un uomo, a meno che il cliente o la cliente in questione si debba tatuare in una zona particolare e abbia una compagna o un compagno geloso! Certo, una differenza potrebbe essere una mano più delicata, ma non è il mio caso: il mio stile è poco femminile sinceramente.
È vero che, quando sono sdraiati sul lettino, tutti i clienti si aprono con il tatuatore e si crea un feeling particolare, come se fosse una chiacchierata tra amici di lunga data o una seduta dallo psicologo?
Ormai, dopo tanti anni di carriera, i clienti si fidano molto quando sono sotto le mie mani, e con alcuni si instaura anche un rapporto di amicizia. Io vado molto a pelle: se una persona mi inspira non solo la faccio aprire, ma molte volte mi apro io stessa e accade che ci scambiamo esperienze e punti di vista, il che è sempre utile per aprire la propria mente. Quando avviene questo tipo scambio, spesso mi ritrovo anche a chiedere il perché del tatuaggio. Quasi nessuno ammetterebbe di farlo per moda, tutti hanno una spiegazione logica, anche chi si tatua l'infinito o la letterina! Quella è più una questione di gusto. Magari si ha la voglia di tatuarsi, ma le possibilità economiche o il lavoro non lo permettono. Io non oso mai criticare una scelta del genere, ma mi sento in dovere di consigliare il posto del corpo più adatto e la dimensione del tatuaggio, anche per quei soggetti che, a mio avviso, desiderano più un souvenir con significato personale che vere e proprie “opere d'arte”.
Ci mostreresti qualcuno dei tuoi lavori, in modo che i lettori vedano qual è il tuo stile?
Chi è veramente Samez? Parlami della donna, non solo della tatuatrice.
Chi è Samez? Questa è una bella domanda... Credo di essere stata messa a dura prova da molte esperienze, ma posso definirmi una persona molto fortunata, sicuramente testarda e combattiva. Raramente mi arrendo davanti ad un ostacolo: mi piace raggiungere a tutti i costi i miei obiettivi e, grazie a Dio, molte volte ci sono riuscita, mentre non è stato facile accettare alcuni fallimenti. In questo periodo della mia vita sto cercando l'equilibrio che mi è venuto a mancare quando, 4 anni fa, è finita la mia decennale relazione con Daniel. Caratterialmente sono molto impulsiva e lui mi aiutava a ragionare di più. Mi sono ripresa da poco da un periodo un po' duro nel quale ho avuto una grande delusione amorosa, ma anche se ho saputo riprendere la situazione in mano sono un po’ sfiduciata per quanto riguarda i rapporti. Il mio lavoro al momento è l'unica certezza sulla quale investire tutte le energie e continuare a sognare. Spero di trovare la persona che mi faccia cambiare idea e ritrovare la voglia di investire anche nei sentimenti, ormai atrofizzati.
Chi volesse farsi tatuare da Samez può trovarla allo Cherry Tattoo, che attualmente ha due sedi:
una a Roma, in via Cagliari 10/12;
l'altra a Monterotondo (RM), in via Kennedy 62.
On Facebook:
https://www.facebook.com/pages/Cherry-Tattoo/332223030148127?ref=br_rs
una a Roma, in via Cagliari 10/12;
l'altra a Monterotondo (RM), in via Kennedy 62.
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Extra-Ordinary People