Patrizia Gentili Spinola
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Sara Tortorici, in arte Samez, è molto più di una semplice tatuatrice, è un’artista che dipinge sui corpi piccole opere d’arte, e lo fa con grande passione e determinazione. Ha iniziato più di 10 anni fa, quando ancora non venivano trasmessi in tv reality show come L.A. ink, che ha visto la bella Kat Von D consacrare finalmente la figura della “tatuatrice donna”. Quando Sara ha iniziato la strada non era certo in discesa, ha dovuto combattere contro i pregiudizi di tutti quelli che pensavano che questo fosse “un mestiere maschile”. Non è stato per niente facile ma lei, come altre donne, c’è riuscita. Bellissima, determinata, sempre sognatrice nonostante alcune delusioni, questo è il ritratto della vera Samez, che si mette a nudo sia come donna che come tattoo artist.
Quando hai iniziato ad essere affascinata dal mondo dei tatuaggi e del piercing? Quanti anni avevi? Raccontami cosa è avvenuto quando hai incontrato Daniel Sedan e ti ha convinta che avevi talento e potevi diventare un’artista anche tu, studiando e applicandoti.
Avevo circa 16 anni quando mi avvicinarmi alla Body Art, ma inizialmente ero molto più attratta dal piercing, anche perché i miei genitori erano contrari a cose permanenti come i tatuaggi, essendo ancora in età scolastica. Ho conosciuto Daniel a 19 anni ed è stato subito un grande amore, nutrito da tutte le passioni che avevamo in comune, come la musica e, soprattutto, le modificazioni corporee. Daniel era già avanti in questo, perché esercitava l'attività di piercer come secondo lavoro, mentre io all'epoca ero responsabile commerciale in una ditta di elettronica. Abbiamo lasciato entrambi i nostri lavori ufficiali per inseguire il nostro sogno di aprire uno studio tutto nostro! Era il 2004 e la nostra prima sede, a Monterotondo, è stata il primo studio di tatuaggi esistente in provincia.
Come è stato il tuo periodo da apprendista con Octavio Salazar? Raccontami cosa viene fatto fare a una persona che sta imparando, come ti sentivi e quanto è durato il tuo periodo di formazione.
Non ho avuto una formazione “convenzionale”, come tanti altri artisti. Ho frequentato il liceo linguistico e la mia passione per i tatuaggi si è evoluta, prevalentemente, da autodidatta. Si può dire che io sia una degli ultimi tatuatori che noi del mestiere definiamo “di vecchia scuola”, in quanto all'epoca quello del tatuatore era un percorso molto più difficile e tortuoso rispetto a quello di oggi. Il mio apprendistato è avvenuto in parte presso il mio stesso studio, sotto la guida del tatuatore venezuelano Octavio Salazar, amico d'infanzia di Daniel, che ci ha raggiunti in Italia per avviare l'attività e aiutarmi ad imparare nel modo più corretto possibile. Purtroppo Octavio era una persona abbasta particolare, e la sua presenza non ha dato i risultati sperati. Per questo, a parte poche nozioni, mi sono ritrovata a dovermi cimentare da sola, sperimentando su alcune cavie prima di passare ai clienti veri e propri. La mia voglia di imparare mi ha spinta a viaggiare, sia in Italia che in Europa, frequentando varie Convention per cercare di “spiare” le tecniche dei validissimi tatuatori che già giravano a quell'epoca. Alla fine sono approdata in California dove, grazie all'aiuto dei miei veri maestri, Sid Stankovits ed Eiland Hogan (Forever Tattoo, Sacramento) sono riuscita ad apprendere una buona tecnica, che mi ha permesso di crescere professionalmente. Al giorno d’oggi, invece, forse è più semplice diventare un tatuatore, perché ci sono molti più studi disposti a garantire un apprendistato. Chi volesse intraprendere questa strada deve infatti sapere che i corsi regionali non sono assolutamente sufficienti per imparare il mestiere, ma sono solamente necessari per ottenere l'attestato igienico-sanitario utile per lavorare all'interno di uno studio. La tecnica si apprende solamente facendo un tirocinio sotto un tatuatore professionista, ma non dimentichiamo mai che occorre creatività, un elemento fondamentale in questo lavoro.
Che differenza c’è tra un tatuatore e un tattoo artist?
Il primo si limita ad eseguire, il secondo è un vero e proprio artista, ricercato per il suo genere e per le sue creazioni originali, come se fosse uno stilista o un brand. Oggi questo aspetto fa una grande differenza. Con tutte le persone che hanno iniziato a fare questo mestiere negli ultimi anni, chi vuole emergere deve fare la differenza, trovare un proprio stile ed essere riconoscibile. Bisogna essere delle persone forti e volenterose per arrivare a questo traguardo.
Cosa ti ha spinta a diventare una tatuatrice? A capire che era proprio questo, e non un altro, il lavoro della tua vita?
Credo di essere stata mossa dalla voglia di trovare qualcosa di mio, di viaggiare, di conoscere nuove persone e realizzare i miei sogni insieme a quelli di Daniel, che per 11 anni è stato il mio fedele compagno in questa avventura. Senza di lui sicuramente non sarei riuscita a realizzare tutto questo, e viceversa.
Perché secondo te si fa ancora tutto questo gran parlare di “tatuatrici donne”, come se foste una specie di riserva del wwf? Pensi che in Italia l’ambiente dei tatuatori sia ancora prettamente maschile e che ci siano differenze con l’estero, specialmente con l’America?
Quando ho aperto lo studio, circa 11 anni fa, la figura della donna tatuatrice era una vera e propria novità. Ho dovuto irrobustire parecchio il mio carattere per farmi rispettare da quelli che all'epoca entravano in studio non dandomi fiducia perché ero molto giovane ma, soprattutto, perché ero una donna. All’epoca si era ancora legati all'immagine del tatuatore ex galeotto. Questo mi ha cambiata molto come persona, costringendomi ad indossare una corazza ed essere sempre pronta a dimostrare agli altri quanto valevo e che ce la potevo fare. Adesso, per fortuna, le cose sono completamente cambiate: l'avvento dei reality show con Kat Von D, che ha portato alla luce la figura della tatuatrice, e la mia consacrazione come artista, grazie alle Conventions in America, ai premi ricevuti e alla notorietà guadagnata nel tempo dallo studio Cherry Tattoo, hanno modificato il modo di vedere le donne che esercitano questo meraviglioso mestiere.
Mi racconti come si svolge la tua giornata-tipo di lavoro?
La mia giornata varia a seconda dello studio in cui devo lavorare, ma è comunque tutta improntata sul lavoro! Ho 34 anni ormai, ma non ho una mia famiglia: la mia storia importante è finita in maniera civile più di 3 anni fa, ma siamo ancora soci e in ottimi rapporti. La mattina mi sveglio abbastanza presto, poi mi reco in studio dove solitamente inizio a lavorare tra le 11 e le 12. Tra un appuntamento e l'altro mi riposo mentre disegno per il prossimo cliente, sperando di riuscire a staccare per le ore 20. Dopodiché spesso vado a cena fuori con gli amici o con i colleghi di lavoro. Esco per andare a divertimi solo il fine settimana: data l'attenzione che richiede il nostro lavoro non è consigliabile esagerare con stravizi e vita notturna. Posso però dire che adesso sono molto più rilassata di qualche anno fa. Prima ero abituata a fare tutto da sola insieme a Daniel, e avevamo orari di lavoro davvero strazianti. Adesso sono un po’ più libera dato che, con l'apertura della seconda sede del Cherry Tattoo a Roma, abbiamo iniziato a collaborare con altri straordinari artisti e ho una Shop Manager che mi aiuta sia nella gestione degli appuntamenti che nella pulizia degli ambienti di lavoro.
Che tipo di abbigliamento ti piace indossare, viste anche le tue giornate lavorative pesanti e impegnative?
Come tipo di abbigliamento preferisco uno stile minimal, con colori scuri e linee semplici, valorizzando accessori come scarpe e borse. Tengo particolarmente alla cura delle mani e dei piedi, ai capelli, e mi piace molto essere sempre ben truccata.
Qual è secondo te la differenza tra una seduta con una tatuatrice donna e un tatuatore uomo?
Non ci dovrebbe essere differenza tra l'essere tatuati da una donna o da un uomo, a meno che il cliente o la cliente in questione si debba tatuare in una zona particolare e abbia una compagna o un compagno geloso! Certo, una differenza potrebbe essere una mano più delicata, ma non è il mio caso: il mio stile è poco femminile sinceramente.
È vero che, quando sono sdraiati sul lettino, tutti i clienti si aprono con il tatuatore e si crea un feeling particolare, come se fosse una chiacchierata tra amici di lunga data o una seduta dallo psicologo?
Ormai, dopo tanti anni di carriera, i clienti si fidano molto quando sono sotto le mie mani, e con alcuni si instaura anche un rapporto di amicizia. Io vado molto a pelle: se una persona mi inspira non solo la faccio aprire, ma molte volte mi apro io stessa e accade che ci scambiamo esperienze e punti di vista, il che è sempre utile per aprire la propria mente. Quando avviene questo tipo scambio, spesso mi ritrovo anche a chiedere il perché del tatuaggio. Quasi nessuno ammetterebbe di farlo per moda, tutti hanno una spiegazione logica, anche chi si tatua l'infinito o la letterina! Quella è più una questione di gusto. Magari si ha la voglia di tatuarsi, ma le possibilità economiche o il lavoro non lo permettono. Io non oso mai criticare una scelta del genere, ma mi sento in dovere di consigliare il posto del corpo più adatto e la dimensione del tatuaggio, anche per quei soggetti che, a mio avviso, desiderano più un souvenir con significato personale che vere e proprie “opere d'arte”.
Ci mostreresti qualcuno dei tuoi lavori, in modo che i lettori vedano qual è il tuo stile?
Chi è veramente Samez? Parlami della donna, non solo della tatuatrice.
Chi è Samez? Questa è una bella domanda... Credo di essere stata messa a dura prova da molte esperienze, ma posso definirmi una persona molto fortunata, sicuramente testarda e combattiva. Raramente mi arrendo davanti ad un ostacolo: mi piace raggiungere a tutti i costi i miei obiettivi e, grazie a Dio, molte volte ci sono riuscita, mentre non è stato facile accettare alcuni fallimenti. In questo periodo della mia vita sto cercando l'equilibrio che mi è venuto a mancare quando, 4 anni fa, è finita la mia decennale relazione con Daniel. Caratterialmente sono molto impulsiva e lui mi aiutava a ragionare di più. Mi sono ripresa da poco da un periodo un po' duro nel quale ho avuto una grande delusione amorosa, ma anche se ho saputo riprendere la situazione in mano sono un po’ sfiduciata per quanto riguarda i rapporti. Il mio lavoro al momento è l'unica certezza sulla quale investire tutte le energie e continuare a sognare. Spero di trovare la persona che mi faccia cambiare idea e ritrovare la voglia di investire anche nei sentimenti, ormai atrofizzati.
Chi volesse farsi tatuare da Samez può trovarla allo Cherry Tattoo, che attualmente ha due sedi:
una a Roma, in via Cagliari 10/12;
l'altra a Monterotondo (RM), in via Kennedy 62.
On Facebook:
https://www.facebook.com/pages/Cherry-Tattoo/332223030148127?ref=br_rs
una a Roma, in via Cagliari 10/12;
l'altra a Monterotondo (RM), in via Kennedy 62.
On Facebook:
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Extra-Ordinary People
Quanti di voi hanno letto per intero le condizioni di utilizzo di Facebook e la sua Normativa sull’utilizzo dei dati forniti? Credo molto pochi… un po’ per pigrizia, un po’ per mancanza di tempo, è difficile che si vadano a leggere pagine e pagine di cavilli legali prima di iscriversi sul social network più famoso del mondo. Così è lecito che, ad alcuni di noi, sorgano dei dubbi legati alla privacy e all’utilizzo di dati, immagini e commenti pubblicati sui nostri profili o su quelli di amici, parenti e conoscenti. L’Avvocato Angelo Greco, fondatore e direttore responsabile del famoso portale La Legge per Tutti (www.laleggepertutti.it), nonché esperto in materia di “diritti in rete” e di diritto d’autore (presta consulenze legali anche presso la S.I.A.E.) ci chiarisce alcuni dubbi.
Nell’apposita sezione dedicata alla normativa sui dati, Facebook dichiara che la privacy degli utenti è molto importante, specificando che l’utente è il proprietario di tutti i contenuti e le informazioni pubblicate sul social e che può controllare cosa viene condiviso grazie alle impostazioni sulla privacy. Tuttavia, subito dopo, precisa quanto segue: per quanto riguarda i contenuti protetti da diritto di proprietà intellettuale, come foto e video, l’utente concede a Facebook una licenza non esclusiva, trasferibile, che può essere concessa come sottolicenza, libera da royalty e valida in tutto il mondo, che ne consente l’utilizzo. La chiama Licenza PI. In parole povere questo cosa significa per noi utenti?
Su questa tematica avevo scritto un paio di articoli, proprio per chiarire le idee a tutti (disponibili sul portale www.laleggepertutti.it ndr. Questi sono i link di alcuni articoli: http://tinyurl.com/oha6npg http://tinyurl.com/nsgtlem e http://tinyurl.com/px5awuj). In verità qui c’è un problema di traduzione, perché una cosa è la Proprietà delle informazioni, un’altra è il concetto di Utilizzo e di Sfruttamento. L’Utente è il proprietario di tutti i contenuti e le informazioni, che può controllare. In questo periodo si è diffusa la falsa notizia che facebook diventerebbe proprietario dei contenuti che uno pubblica sul social network, notizia assolutamente falsa, che nel testo in lingua originale non è scritta. Per capire come funziona, dobbiamo fare due distinzioni: da una parte ci sono i contenuti coperti dal diritto di autore, come foto e video, e dall’altra i dati personali. Cominciamo da questi ultimi: chiunque svolga un’attività avrà necessità di trattare dati personali, per poter svolgere l’attività stessa. Anche io, se faccio una richiesta alla ASL per ricevere un trattamento medico, dovrò scrivere in un foglietto i miei dati. In quel momento i miei dati non appartengono alla ASL, ma comunque li tratta, perché questa è una condizione necessaria per l’esercizio della sua attività. Non dobbiamo quindi scandalizzarci se Facebook tratta i nostri dati, perché glieli diamo noi e perché è la condizione per poterlo utilizzare. Dire che il social network li tratta significa che li archivia, li registra, li può utilizzare eventualmente per delle ricerche, ma non mi sembra che ci sia una grossa differenza con quello che succede quando i nostri dati vengono trattati da qualsiasi altro soggetto privato o pubblica amministrazione. La sessa cosa accade quando facciamo un acquisto su internet e mettiamo i nostri dati per l’indirizzo di destinazione. Anche Google, quando noi facciamo una ricerca sulla query, tratta i nostri dati (sentenza della corte di giustizia del 2012), ma il trattare i dati non vuol dire esserne proprietari: l’utente resta il proprietario. Del resto non potrebbe essere altrimenti, perché i dati personali non si possono cedere. Diversa cosa accade per quanto riguarda il diritto d’autore, in inglese copyright, che comprende due tipi di diritti: il Diritto alla Paternità dell’opera, non cedibile (nemmeno dietro consenso dell’avente diritto) in quanto fa parte dei cosiddetti Diritti Morali, ed i Diritti di sfruttamento dell’opera. Esempi classici di Diritti Morali sono: la paternità; il diritto di anonimato; il diritto di non pubblicare l’opera; il diritto di ritirarla dal commercio in qualsiasi momento. Tutti questi diritti non possono essere ceduti, sono inalienabili e personali. Questo significa che se io do un mio libro a una casa editrice questa non potrà pubblicarlo con il nome di un’altra persona o con uno pseudonimo. Facciamo un altro esempio: se scrivo una canzone e la vendo a Vasco Rossi, quando la canterà dovrà necessariamente indicare che l’autore sono io, perché si tratta di un diritto personale e morale, non alienabile. Un’altra cosa, invece, è il Diritto di sfruttamento dell’opera. Lo sfruttamento, l’utilizzo, la riproduzione, la copiatura o l’alterazione sono tutti diritti patrimoniali che possono essere alienati, venduti, donati, eccetera. L’accordo sulla cessione darebbe a Vasco Rossi la possibilità di cantare la mia canzone -entra in gioco il diritto di riproduzione – e a me la possibilità di guadagnare (diritto di sfruttamento economico). Se ad esempio realizzo un’opera fotografica e la pubblico su Facebook, il social mi dice che gli sto cedendo il diritto di utilizzarla. Resta sempre fermo il fatto che l’autore rimani tu – e non potrebbe essere diversamente, perché il diritto morale è intangibile e inalienabile, però il social la può sfruttare. Come la sfrutta? Semplicemente mettendola sui suoi server e quindi dando la possibilità a tutti di condividerla, commentarla, cliccare sul like eccetera. La sfrutta economicamente nel senso che, ogni volta che quella foto viene ricondivisa, Facebook crea una nuova pagina, su ogni nuova pagina vende spazi pubblicitari, quindi guadagna. Del resto per fare questo è necessario che noi cediamo i diritti di sfruttamento dell’opera, e questo è automatico nel contratto.
Nella sezione dedicata ai contenuti commerciali pubblicati o supportati da Facebook viene dichiarato che: “Gli utenti forniscono al social l'autorizzazione a utilizzare il loro nome e l'immagine del profilo per contenuti commerciali, sponsorizzati o supportati da Facebook. Tale affermazione implica, ad esempio, che l'utente consenta a un'azienda o a un'altra entità di offrire un compenso in denaro a Facebook per mostrare il suo nome e/o la sua l'immagine del profilo senza ricevere nessun compenso”. È vero che subito dopo viene precisato che, se l'utente ha selezionato un pubblico specifico per i propri contenuti o informazioni, verrà rispettata la sua scelta al momento dell'utilizzo, ma questa postilla esprime un concetto vago e fumoso per un utente che non sia ferrato in leggi. Potrebbe spiegare meglio agli utenti le implicazioni di questa policy?
Stiamo parlando del diritto di utilizzo e sfruttamento, di cui ho appena parlato, e questo tipo di dicitura è l’unico modo attraverso il quale Facebook potrebbe preservarsi in caso di contestazione, qualora qualcuno condividesse sulla propria bacheca la mia fotografia. In buona sostanza se io condivido la tua fotografia sulla mia bacheca, a te potrebbe venire da pensare che tu l’hai ceduta a Facebook e non a me. Ma attenzione: io sto condividendo la tua fotografia su uno spazio che mi ha dato Facebook, che dunque è di sua proprietà. In parole povere sembra che sia io a condividere la tua immagine, ma nella realtà lo sta facendo Facebook. Diciamo che la dicitura che mi hai letto specifica una cosa legittima. Terrei inoltre a sottolineare che soltanto di recente, da circa tre mesi, il Garante della Privacy ha detto che in Italia, quando si dà il consenso al trattamento dei dati personali, l’eventuale utilizzo per fini pubblicitari deve essere richiesto appositamente una seconda volta. Facciamo un esempio pratico: vado alla filiale della Citroen per comprare un’auto e do il consenso al trattamento dei miei dati, perché magari mi devono inviare una email per dirmi che devo andare a fare il tagliando, a revisionarla, oppure mi avvisa che la vettura è arrivata e la devo andare a ritirarla. Se però la Citroen dovesse utilizzare i miei dati per fini pubblicitari, come per esempio comunicarmi che è uscito un nuovo modello, allora ci sarebbe bisogno di una nuova autorizzazione, quindi di barrare una seconda casella. Questo però in Italia è avvenuto soltanto di recente. C’è anche da dire che, negli Stati Uniti, la normativa sulla Privacy non è certo meticolosa come in Europa, dove siamo molto attenti: negli States ci sono norme molto meno vincolanti, perché culturalmente tendono a fidarsi di più. Lì, infatti, la pubblica fede è ben tutelata: basti pensare ad alcune vicende politiche che hanno fatto capire quanto poco siano tollerate le bugie dette in pubblico. In Italia l’atteggiamento culturale è esattamente opposto: poiché non ci fidiamo, tendiamo ad attuare delle tutele prima. Ecco perché c’è tutto questo discorso delle precisazioni contrattuali: è una impostazione culturale. Ma tu resti sempre libero di non pubblicare le tue foto o i tuoi dati reali e crearti un nick.
Vorrei essere sicura di aver capito bene: se per esempio un’azienda terza, autorizzata da facebook, volesse usare il volto di una mia amica per fare una pubblicità?
No, non potrebbe farlo. Dovrebbe chiedere con seconda email autorizzazione.
Quindi la preoccupazione di alcune persone che evitano di pubblicare foto su Facebook perché hanno paura che possano essere utilizzate dal social per fare delle pubblicità è infondata? Si tratta solo di una leggenda metropolitana?
Questo non può accadere: si tratta soltanto di una leggenda, anche perché non sarebbe legittimo. Si tratterebbe, naturalmente, di un illecito, perché noi cediamo l’autorizzazione al trattamento dei dati e delle immagini solo allo scopo dell’utilizzo del social network, e non per altri scopi di natura pubblicitaria. Invece ben ci può stare che, grazie all’utilizzo dei cookies, Facebook verifichi che ogni volta che compare il banner pubblicitario del concerto di una determinata band io ci clicco sopra, e mi cataloghi fra gli amanti di quel genere di musica, mettendomi solo banner pubblicitari targettizzati, così come accade se guardo spesso ricette di cucina. Gli algoritmi sono così evoluti che riescono a estrapolare le mie preferenze per mandarmi pubblicità in linea con i miei gusti, ma questo è assolutamente lecito. Tenete conto anche del fatto che Facebook vi offre un utilizzo gratuito, ma questo genere di servizi hanno costi elevati, ed è naturale che si autofinanzino attraverso la pubblicità. È come il caso della tv: se non vuoi vedere la pubblicità, allora dovrai abbonarti a una pay tv!
A seguito delle proteste delle comunità Gay Lgbt, a breve verrà modificata la regola secondo la quale gli utenti di Facebook dovevano impegnarsi a fornire il proprio nome reale e informazioni autentiche sul loro account. Viene naturale chiedersi come mai un social che dichiara di tenere moltissimo alla privacy dei suoi utenti, fino a poco tempo fa osteggiasse l’unica cosa che fa sentire una donna o una persona appartenente a una categoria sensibile al sicuro: l’utilizzo di un alias. Secondo lei perché, per un certo periodo, facebook ha creato così tanti problemi ai profili che riteneva non veritieri, chiudendoglieli forzatamente?
Ricordo perfettamente che c’è stata una sorta di “retata” quando facebook ha cominciato a chiudere una serie di profili fake: a alcune persone ha chiesto gli estremi del documento di identità. Chiediamoci perché è successo. Ci sono dei programmatori molto abili che riescono a creare in pochi secondi tanti profili falsi, e ve ne accorgete perché hanno l’ immagine del profilo ma non l’immagine di copertina, perché questo tipo di programma non la realizza. Personalmente ricevo almeno una volta al giorno una richiesta di amicizia da parte di uno di questi profili fake, che generalmente hanno sempre foto di ragazze ammiccanti. Tali profili fake vengono spesso utilizzati per condividere dei virus: ad esempio ti mandano una foto o un video apparentemente erotico, ci clicchi sopra e ti prendi un virus, oppure puntano su altri elementi che possano suscitare la tua curiosità. I virus entrano nel computer e prelevano i tuoi dati, che poi vengono venduti. Inoltre i profili fake vengono utilizzati anche per condividere pubblicità. Facciamo un esempio: supponiamo che io abbia un locale che organizza feste, mi creo mille profili di belle ragazze, tutti mi chiedono l’amicizia oppure tutti accettano l’amicizia di queste belle ragazze, a quel punto pubblicherò su tutti i loro profili un invito ad andare nel mio locale. Questi sono i due scopi principali per i quali vengono realizzati i profili fake : virus o spam pubblicitario. Facebook si è accorto di questi comportamenti scorretti, allora ha lanciato la “retata”, anche perché questo gli creava un intasamento dei server. Tuttavia la cosiddetta “retata virtuale” ha avuto poco successo, perché poi è andata a beccare proprio quelle persone comuni che, come noi, volevano semplicemente avere un nick e non essere riconosciuti in rete, senza nessun fine fraudolento e pubblicitario. Poi la questione è andata avanti. Esistono anche altri social network che applicano questa policy, ad esempio i più noti siti di incontri: per l’iscrizione ti chiedono di scattarti una fotografia con un fogliettino ben visibile in cui scriverai un codice che ti viene inviato. Naturalmente se anche facebook lo facesse nessuno si iscriverebbe più!
Nelle condizioni generali di contratto di facebook è specificato che la loro licenza di utilizzare i contenuti da noi pubblicati termina nel momento in cui l’utente elimina il suo account, oppure quando elimina i contenuti in questione. Eppure, nel punto successivo, viene dichiarato che “è possibile che i contenuti rimossi vengano conservati come copie di backup per un determinato periodo di tempo, senza essere visibili agli altri”. Non viene specificata, però, la durata di tale lasso di tempo. Per quale scopo facebook dovrebbe continuare a conservare dati che noi vogliamo cancellare dalla rete? E soprattutto, è lecito?
Intanto per la questione del lecito/illecito le dico subito che tutto ciò che viene concesso è lecito quindi, se noi accettiamo, diventa automaticamente lecito. Non c’è una norma di legge che dice cosa è lecito o illecito in questi casi. La norma di legge dice questi diritti sono cedibili, se voi lo cedete è lecito, se non li cedete è illecito. Quindi è inutile stare a discutere su questo aspetto. Il punto, invece, è capire a che cosa servono. Sotto un profilo strettamente tecnico, se oggi io cancello un’immagine dal mio profilo, però voi l’avevate già condivisa sul vostro, sorge un problema: quell’immagine continua ad esserci. Nel tempo google svuoterà la cache, cioè la sua memoria, e quindi quell’immagine scomparirà anche dagli altri profili, ma questo non accade immediatamente. Facciamo un altro esempio: se pubblico un articolo in cui affermo che Mario Rossi è un grande ladro, questo signore verrà da me chiedendomi di cancellarlo perché si sente diffamato. Anche se io cancello l’articolo, per un po’ di tempo google continuerà a farlo vedere. Questo perché i server hanno una cache, cioè registrano le informazioni: anche se ti sembra che avvenga tutto in tempo reale, in realtà non è così. Internet ha una parte che funziona in tempo reale e un’altra che si aggiorna a gradini. Anche nel caso di facebook, questa dicitura riguarda l’utilizzo per sole funzioni tecniche. Vi basti ragionare su un fatto: un colosso come facebook, che guadagna milioni di dollari al giorno, può fare business con la fotografia delle mie della vacanze? Questa mi sembra la classica tesi del complotto, perché In Italia c’è una frangia di popolazione che ama pensare che sia sempre qualche complotto internazionale dietro le cose.
Il fatto che whatsapp sia stato acquisito da facebook potrebbe in qualche modo compromettere la privacy di chi non vuole inserire il proprio numero di telefono su facebook?
No, perchè si tratta di due società diverse. La cessione dei dati da una società a un’altra, anche qualora queste dovessero appartenere a un medesimo soggetto, sarebbe illecita. Se, ad esempio, io son proprietario della Srl Bianchi e della Srl Neri e tu vai a comprare dalla Srl Neri, è chiaro che non potrai trovarti una lettera pubblicitaria della Srl Bianchi, perché si tratta di soggetti giuridici diversi. Analogamente facebook è gestita attraverso una società, whatsapp attraverso un’altra, e la cessione dei dati non può assolutamente avvenire. Se, ipoteticamente parlando, dovesse accadere una cosa simile, potrebbe sorgere il dubbio che non sia vero che si tratti di due società diverse, quindi che tutto è stato acquisito all’interno di facebook, ma in quel caso ci dovrebbe essere una apposita informativa sulla privacy, cosa che invece non c’è, quindi è da presumere che tale cessione dei dati non possa assolutamente avvenire. Inoltre basta avere un minimo di buon senso per capire che facebook non avrebbe nessun interesse a perdere tutto l’impero che si è costruito per acquisire un paio di numeri di telefono! Io credo, piuttosto, che anche queste siano le “teorie del complotto”. Ribadisco che la cessione dei dati ad una azienda non implica, per legge, la loro cessione anche ad un’altra azienda. Inoltre, anche nell’ipotesi in cui sia stato tutto inglobato in un’unica azienda, la cessione dei dati per una finalità non può essere utilizzata per altre finalità. La conclusione logica è che, se io utilizzo i mei dati per la finalità di registrarmi a whatsapp, non si può assolutamente dire che poi facebook potrà utililizzare il mio numero di telefono, perché sono due soggetti diversi.
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Per chiedere ulteriori chiarimenti all’ Avv. Angelo Greco, o per avvalersi della sua consulenza legale:
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¿Qué pasa?
Oggi parliamo di Iridologia con la Dottoressa Ludovica Fedi, esperta in materia. La dottoressa Fedi, laureatasi con 110 in Medicina e Chirurgia presso la Facoltà di Firenze, è regolarmente iscritta all’Associazione Iridologica Italiana Assiri presso la quale, dal 2013, è docente del corso avanzato di Iridologia. Esperta in naturopatia, alimentazione naturale e vegetariana e Ossigeno-Ozono Terapia, esecutrice di test per le intolleranze alimentari sul sangue, ha inoltre conseguito un Master di II° livello in Fitoterapia Clinica.
Dottoressa Fedi, che cos’è l’iridologia?
Il termine iridologia letteralmente significa “studio e trattazione dei significati dell’iride”, ovvero l’osservazione dei segni (variazioni di colore, forma eccetera) presenti nella parte colorata dell’occhio. L’iride riproduce al suo interno la mappa topografica dell’intero corpo umano e l’osservazione delle variazioni di forma e colore presenti in determinati punti dell’iride permette di identificare punti deboli dell’organismo, la sede e la natura di sintomi presenti in altre parti del corpo, la predisposizione a contrarre un particolare disturbo nel tempo, l’accumulo di tossine. L’iridologo, mettendo in relazione i segni che rileva nell’iride, ma anche nella pupilla e nella sclera, è in grado di stabilire la costituzione organica del soggetto, la sua vitalità, la capacità di reagire agli insulti che subisce sia fisicamente che psicologicamente, lo stato e la condizione dei suoi organi, la predisposizione costituzionale a sviluppare patologie in specifici settori del corpo, i diversi stadi di infiammazione, il grado di intossicazione, la vulnerabilità allo stress, le potenzialità di recupero, in definitiva le profonde cause di un disturbo e lo stato globale di salute di una persona. Nell’enciclopedia medica Larousse troviamo scritto: “Attraverso l’esame dell’iride è possibile determinare la sede e la natura dei disturbi presenti in altre parti del corpo. L’iride, in effetti, è in comunicazione con il sistema cerebro spinale, così che qualsiasi alterazione dell’equilibrio ne modifica la struttura sotto forma di macchie, segni, colorazioni, alterazioni del pigmento eccetera”.
Quando e dove nasce l'Iridologia? È vero che ha radici molto antiche? Pare che, già nell’antico Egitto, l’osservazione dell’iride venisse messa in relazione con alcune malattie. Secondo la cultura egiziana, infatti, l’occhio rappresenta per l’uomo ciò che il sole rappresenta per il sistema solare. Ma anche la Medicina Tradizionale Cinese mette in correlazione l’iride e la salute psico-fisica dell’uomo.
L’iridologia ha origini antichissime secondo alcuni autori già 400 anni prima di Cristo si utilizzavano i segni presenti nell’occhio per cogliere gli aspetti della personalità e funzionalità dell’organismo. Risale a 3600 anni fa “l’occhio di Dio” ovvero il simbolo iconografico costituito dal triangolo con all’interno un cerchio, questa parola nell’antico alfabeto Fenicio significa “l’Eternità, la Luce, l’Intellettualità, introdotta in un corpo convesso, oscuro, tenebroso (ovvero l’occhio), per poter portare nella manifestazione gli organi del corpo” confermando così le origini antiche dell’iridologia. Nella cultura Egizia il mito e culto dell’Occhio di Horus, figlio di Iside e di Osiride, rappresentava “il simbolo dell’eterna lotta tra la luce e l’oscurità, assumendo funzioni adiuvanti di Dio della salute e del benessere contro le tenebre del male e della malattia”. Ritroviamo osservazioni sull’occhio in antiche opere di Medicina indiana (Ayurvedica) e Cinese risalenti al 2000 a.C., nella medicina tibetana alla fine del II millennio A.C . Negli scritti di Ippocrate (460 ca-377ca a.C.), medico greco considerato il padre della medicina, si rinvengono tracce dell’uso dell'iridologia quale strumento diagnostico e possiamo leggere: “Come sono forti gli occhi, così il corpo; e il colore può tendere al meglio o al peggio”. Citazioni su possibili interpretazioni iridologiche sono contenute nei testi Sacri della cultura Ebraica antica (VIII sec. a. C.) dove è riportato: “Nelle future generazioni, nessuno dei tuoi discendenti, se con un piede o una mano fratturati, se gracile e con schiena curva o una macchia nell’occhio, potrà avvicinarsi all’altare per offrire sacrifici all’Eterno, poiché ha un difetto fisico” (Leviticus 21, 17-20). Nella Bibbia, ed in particolar modo nel Vangelo, leggiamo: “La lucerna del tuo corpo è l’occhio. Se il tuo occhio è terso (chiaro), tutto il tuo corpo sarà illuminato. Ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà nelle tenebre” (Mt 6,22). In epoca più recente Paracelso (1493-1541), medico e alchimista, pronunciò uno dei principi base dell'iridologia: "Considerate l’occhio, con quale arte sia costruito e con quanta mirabile finezza il corpo abbia impresso la propria anatomia nella sua immagine”.
È corretto dire che l’iridologia è in grado di indicare quali organi sono malati, ma non quale tipo di patologia li colpisce?
L’osservazione dell’iride assolutamente non consente di fare diagnosi. Tengo molto a spiegare, durante ogni visita, che quello che si può rilevare può essere, ad esempio, un’alterazione più o meno importante a carico dell’intestino, ma non si potrà certo dire se si tratta di morbo di Crohn o rettocolite ulcerosa: sarà la sintomatologia del paziente e gli eventuali esami clinici ad indirizzarmi come medico sulla patologia. In definitiva l’osservazione dell’iride non può sostituirsi ad un esame strumentale come una TAC o un’ecografia. Quello che permette, però, è di valutare la condizione generale dell’intero organismo da un punto di vista fisico ma anche psichico, valutare le condizioni dei vari organi deputati alla disintossicazione (intestino, polmoni, fegato, reni e pelle) in modo da poter indirizzare la terapia sostenendo l’organo emuntore più debole. Per esempio di fronte ad un problema di pelle come un’eczema, una psoriasi o l’acne, sicuramente c’è un sovraccarico di lavoro da parte della pelle che cerca di eliminare tossine, ma da dove arrivano queste tossine? Potrebbero provenire da un’alimentazione scorretta ma anche da un organo che non è in grado di svolgere bene il proprio ruolo, allora l’iride mi darà un valido aiuto per identificare tossine che per esempio dallo stomaco o dall’intestino si riversano nel torrente ematico oppure un fegato che non è in grado di smaltirle in modo efficiente o un rene che non è in grado di eliminarle del tutto. La cura naturale disintossicante ovviamente sarà diversa a seconda dei casi, e sarà rivolta a sfiammare lo stomaco o a migliorare la funzionalità dell’intestino o a sostenere il fegato o i reni anche in assenza di altri sintomi da parte del paziente. La diagnosi di patologia è stata fatta con l’osservazione diretta della pelle colpita e non certamente dall’iride, ma l’osservazione dell’iride avrà indirizzato la cura naturale più adatta per quel paziente affetto da eczema o acne!!!
In che modo lo studio dell’iride può indagare anche lo stato di salute psicologica, e non solo fisica, delle persone?
Vorrei utilizzare le parole di Salvatore Arcella: “Da sempre l’uomo osserva, rivela ed interpreta i segni presenti nelle iridi; l’uomo di istinto guarda negli occhi il proprio interlocutore, osserva gli occhi della gente che lo circonda. Questo perché gli occhi ci forniscono numerose informazioni sullo stato fisico e mentale dei nostri interlocutori, amici, nemici, eccetera: occhi tristi, cupi, sorridenti, slavati, sbarrati, opachi, stanchi, attenti, sgomenti, distratti, lucidi, terrorizzati… e si potrebbe continuare per un bel po’. Per questo sono definiti “lo specchio dell’anima” e per questo da sempre influiscono sui nostri rapporti, moderando o estremizzando le nostre azioni”. In realtà, oltre a questo, i segni presenti sull’iride possono essere interpretati sia su un piano fisico che psicologico, per esempio la corona mi dà informazioni riguardo alla parete intestinale, rappresenta un filtro attraverso il quale ciò che è stato introdotto all’interno (gli alimenti, ma anche le emozioni) devono essere selezionate tra ciò che fa bene, e quindi deve essere assorbito, e ciò che è nocivo e quindi dovrà essere eliminato. Una siepe integra permetterà il passaggio adeguato di tutte le energie che riceviamo dall’ambiente inanimato (luce, radiazioni, calore, colore, alimentazione) e animato (amore, simpatia, amicizia, riconoscimenti, gratificazioni, ira, collera); una corona assente non sarà in grado di svolgere questa funzione in maniera adeguata pertanto da un punto di vista fisico il soggetto soffrirà di disbiosi intestinali (l’intestino non filtra bene per cui va facilmente incontro ad infiammazioni favorendo il passaggio di tossine nel circolo ematico), da un punto di vista psicologico la persona che non presenta la corona, non essendo in grado di filtrare le emozioni (tra quelle negative e quelle positive), tenderà ad assorbirle tutte e quindi a stancarsi facilmente psichicamente, sarà irritabile, nervoso di umore variabile e potrà soffrire di disturbi psicosomatici. La mancanza della siepe, però, lo rende particolarmente empatico, ovvero in grado di comprendere l’animo dell’altro, assorbire gli stati d’animo delle altre persone. Questo significa capacità di comprenderle, ma anche riuscire a farsi capire: sarà un ottimo insegnante oppure un ottimo profilers.
Se una persona volesse studiare iridologia, quali scuole potrebbe frequentare? Quanto dura il percorso di studi? C’è bisogno di essere laureati in medicina come lei per frequentarle oppure no?
Molte scuole di naturopatia prevedono ore di formazione in iridologia. Io consiglio sempre, qualora si volesse praticare l’iridologia in Italia, di approfondire frequentando i corsi ASSIRI (Associazione Iridologica Italiana). L’ASSIRI segue gli insegnamenti di Rizzi, Karl, Ratti, Angherer, Deck (scuola tedesca) e soprattutto a quest’ultimo si deve l’elaborazione sistematica di un enorme volume di materiale pratico, l’esame critico delle osservazioni iridologiche confrontate con quelle cliniche. Deck ha definito la mappa iridologica (ovvero la proiezione degli organi sull’iride) sulla base del confronto tra i segni presenti sull’iride con esami strumentali, referti clinici, che egli stesso eseguiva presso la sua clinica. Da 28 anni l’ASSIRI cerca di incentivare gli interscambi culturali tra iridologi italiani, tedeschi, russi, spagnoli, francesi, svizzeri, inglesi, americani, promuovendo lo studio e la ricerca scientifica nell'ambito iridologico, cercando di costituire le basi di una “scienza” iridologica. Il percorso ASSIRI prevede due corsi di formazione (base e avanzato) della durata di 7 giorni (60 ore) ciascuno e seminari specialistici (totale 80 ore) ai quali può accedere chiunque sia interessato ad approfondire lo studio dell’iridologia dal medico, al farmacista, al geometra, all’insegnante di lettere.
Perché, secondo lei, la medicina ufficiale non attribuisce un valore scientifico alla diagnostica effettuata attraverso l’iridologia?
Lo studio dell’iride prevede l’osservazione di molti segni ed il mettere questi segni in relazione tra di loro, per cui risente della capacità e dell’esperienza dell’osservatore. In poche parole è un’osservazione soggettiva e non oggettiva, pertanto la medicina ufficiale non può riconoscerla. Così come ognuno di noi ha un aspetto fisico completamente unico e irripetibile, allo stesso modo lo saranno i suoi occhi, anche se con la mappa si sta cercando di dare valore alla proiezione degli organi sull’iride confrontando i segni ritrovati sui pazienti con le indagini strumentali effettuate (TAC, RMN, ecografie, gastroscopie, colonscopie). Comunque questi segni risentiranno anche della sfera emotiva del soggetto e non soltanto di quella fisica, ecco perché la corrispondenza ad oggi è stata riscontrata solo nell’80-85% dei casi, perché ci sono anche altri fattori che influiscono sull’espressione di una determinata patologia oltre alla genetica, alla familiarità ed alle tossine: bisogna infatti considerare anche l’ambiente circostante e le emozioni. L’iridologia deve essere vista come un’arma in più a disposizione dell’operatore della salute per indirizzare il proprio assistito ad una maggiore consapevolezza di sé, aiutarlo in un cammino di crescita, sia da un punto di vista fisico che psichico.
Come si svolge l’analisi dell’iride? Con quali tipi di apparecchiature? È un esame in qualche modo invasivo, fastidioso o che può risultare nocivo per chi vi si sottopone?
L’osservazione dell’iride prevede l’ingrandimento dell’occhio attraverso l’utilizzo di una semplice lente di ingrandimento dotata di luce – metodo rapido e diretto, ma che ingrandisce poco e non permette di fotografare l’immagine – oppure si può usare una macchina fotografica con obbiettivo Macro ed un sistema di illuminazione che permetta di illuminare bene l’iride (tipo sistema iridigit). Gli iridologi medici possono usare una lampada a fessura dotata di telecamera collegata ad un computer, che permette di fare ingrandimenti notevoli. Il metodo di rilevazione dell’iride è pertanto assolutamente non invasivo, non nocivo e nemmeno fastidioso.
Quali sono gli elementi che valuta durante la visita iridologica di una persona sana/malata?
La visita iridologica in realtà prevede l’osservazione di tutto l’occhio: le palpebre con eventuali accumuli, depositi di colore, la sclera con i suoi vasi (la loro forma e posizione rispetto all’iride), i depositi di grasso o colorazioni gialle. Poi si passa all’osservazione di deformazioni, allargamenti, restringimenti, variazioni di colore o di forma, pigmentazioni aggiunte dell’iride iniziando dalla pupilla (espressione della colonna vertebrale), il margine pupillare, specchio del sistema nervoso centrale e del sistema immunitario, poi la zona pupillare, quella che dalla pupilla arriva fino alla corona ( bordo che delimita le due grandi zone dell’iride, quella pupillare e quella ciliare), che dà informazioni riguardo all’apparato gastroenterico; la corona, espressione della parete intestinale (intesa come flora intestinale e sintesi di vitamine), sistema nervoso autonomo, ghiandole esocrine, sangue e sistema immunitario; l’anello esterno alla corona, espressione delle ghiandole endocrine; la zona ciliare, espressione degli organi interni e del connettivo. Infine, in prossimità del bordo irideo esterno, valuteremo le condizioni dell’anello linfatico e poi di quello cutaneo.
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Per contattare la Dottoressa Ludovica Fedi visitate il suo sito http://www.ludovicafedi.it/
Questa è la sezione del sito dedicataall’Iridologia: http://www.ludovicafedi.it/iridologo/
La Dottoressa ha citato alcune frasi tratte dai seguenti libri:
La Dottoressa ha citato alcune frasi tratte dai seguenti libri:
“L’iridologia nel tempo” Daniele Lo Rito, Marino Lusa; Edizioni Accademia Nazionale di Scienze Igienistiche Naturali “G. Galilei” 2008.
“Iridologia dottrina e pragmatismo” Salvatore Arcella; Marrapese Editore 1999
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Per quanti di voi ancora non conoscessero l’ASMR – acronimo di Autonomous Sensory Meridian Response – si tratta di un insieme di stimoli visivi, uditivi e tattili che suscitano in un soggetto passivo delle piacevoli sensazioni quali i classici brividini sul collo e lungo la schiena, una sorta di formicolio sul cuoio capelluto e un totale senso di rilassamento che aiuta ad eliminare ansia e stress e concilia perfino il sonno! Le sensazioni provate sono estremamente soggettive e i diversi fattori che le suscitano, quali frasi sussurrate a bassa voce, il tamburellare delle unghie lunghe sulle superfici lisce, il rumore prodotto dallo schioccare della lingua sul palato, la visione di qualcuno che spazzola amorevolmente dei lunghi e soffici capelli, vengono chiamati Triggers. Invece le sensazioni suscitate dai diversi Triggers, come i brividi lungo la schiena, vengono chiamati Tingles. Se googolate “video ASMR” verrete catapultati nell’universo di Youtube, dove pullulano i video autoprodotti dagli ASMRer o WHISPERERS. Oggi intervistiamo una di loro, la bella Chocolate ASMR, che finora vanta più di 35.500 iscritti al suo canale Youtube e oltre quattro milioni di visualizzazioni. Apprezzatissima sia dalle donne, per via della sua voce estremamente rilassante, che dagli uomini, per la sua indiscutibile avvenenza, Erica, 21 anni, è una delle poche ASMR artists italiane. Nel panorama italiano, infatti, i whisperers non sono ancora tanti come in America, Australia o Gran Bretagna, paesi in cui alcune sono diventate delle vere e proprie star e hanno trasformato questa attività da piacevole passatempo in un lavoro, come la famosa GentleWhispering. Anche in Italia, pian piano, l’ASMR sta prendendo piede, grazie all’impegno di tante giovani ASMRTIST come la nostra Chocolate ASMR, ma ne vogliamo ricordare anche altre: Diana Dew; Clickmyworld; Hermetic Kitten ASMR; Luna x te ASMR; Akira; LaLu luna, solo per citarne alcune. Andiamo adesso a conoscere Chocolate ASMR, un giovane talento di queste tecniche di rilassamento che ha ottenuto un seguito significativo in un solo anno di attività su youtube.
Erica, quando hai quando hai scoperto l’ASMR per la prima volta?
Ho scoperto l’ASMR, non intenzionalmente, quando ero molto piccola. Adoravo ascoltare i sussurri delle persone così, talvolta. chiedevo appositamente ai miei familiari di leggermi qualcosa a bassa voce. Poi, circa due anni fa, cercando su Youtube “Voci Rilassanti”, i risultati di ricerca mi hanno condotta nel mondo ell’ASMR.
Perché hai scelto come nick Chocolate ASMR?
Ho scelto questo Nickname perché adoro il cioccolato! Nei momenti di stress riesce sempre a tirarmi su di morale. Ecco, lo scopo del mio canale è proprio questo: far rilassare le persone, donare un momento di benessere.
Quando hai deciso di diventare una ASMRer, postando dei tuoi video, e perché?
Ho deciso di caricare il mio primo video circa un anno fa. Avevo voglia di mettermi alla prova. Non c’erano molti ASMRers italiani, così ho combattuto l’iniziale timidezza ed ho registrato un video di presentazione. Speravo di regalare dei momenti di tranquillità ai miei iscritti.
Sei consapevole del fatto che tante persone che soffrono di insonnia, ansia e attacchi di panico trovano grande aiuto nei video di ASMR, compresi i tuoi? Come vivi tutto questo?
Mi sento molto gratificata quando ricevo messaggi o commenti di persone che mi ringraziano per le piacevoli sensazioni di rilassamento che provano guardando i miei video. È interessante notare come l’ASMR possa aiutare le persone a controllare l’ansia. Io stessa, essendo una persona ansiosa, ho iniziato a guardare i video di ASMR proprio per avere un momento tutto mio, per staccare dagli impegni quotidiani e ritagliarmi dei minuti di serenità.
Cosa occorre per iniziare a postare video di ASMR su youtube? Una videocamera? Un microfono particolare? E di quale budget devi disporre per iniziare? Ad esempio ho visto i microfoni 3DIO che partono dai 499 dollari, cifre veramente esagerate…
Per iniziare a fare video di ASMR ci vuole innanzitutto molta passione. Non è necessario avere, almeno all’inizio, grandi attrezzature. Una videocamera o un buon cellulare per la registrazione sono sufficienti. Con il tempo poi si può migliorare la qualità dei video acquistando un microfono bianurale o stereo. Me esistono molti in commercio il cui costo è di circa 100 dollari (ad esempio il Blue Yeti o lo Zoom H1).
La community degli ASMer posta i video con la precisa volontà di aiutare il prossimo, in maniera totalmente gratuita, ad eliminare tutti quei pensieri negativi che impediscono il rilassamento. Purtroppo, però, preparare video porta via molto tempo. Alcune persone, come la famosa GentleWhispering, sono riusciti a fare di questo un vero e proprio lavoro, pagandoci l’affitto grazie al grande numero di visualizzazioni. Tu riesci non dico a viverci, ma comunque a fare qualche piccolo profitto, che ti permetta almeno di comprare l’attrezzatura o altri oggetti utili per i video?
Al momento i miei guadagni mi consentono solo di acquistare, di tanto in tanto, oggetti per migliorare i video. Sono molto felice di aver raggiunto i 35.000 iscritti nell’arco di un anno, soprattutto perché in Italia l’ASMR si diffonde molto timidamente. Se in futuro dovessi ottenere guadagni maggiori ne sarei molto felice, anche se considerare Youtube come un vero e proprio lavoro mi spaventa un po’.
Tu piaci tanto sia alle donne, perché hai una voce estremamente rilassante, sia agli uomini, che scrivono spesso apprezzamenti per il tuo bellissimo aspetto. Ti rende felice piacere sia al pubblico maschile che femminile? Te lo aspettavi?
Un po’ me lo aspettavo. Non mi dispiace ricevere apprezzamenti sull’aspetto fisico, anzi… Purché, però, non ci si limiti esclusivamente a quello! Per questo ho fatto della spontaneità il principio cardine del mio canale. Autoironia, genuinità e dolcezza sono sempre presenti nei miei video.
Mi parli un po’ di te? Chi sei, cosa fai quando non sei su youtube, che tipo sei caratterialmente?
Sono una studentessa di Scienze dell’Educazione ed ho svolto e continuo tutt’ora a svolgere dei lavori saltuari per pagarmi gli studi. Durante la settimana sono sempre in attività, mi piace dedicarmi allo sport, alla lettura e a tante altre attività stimolanti. Mi ritengo una persona socievole, solare ed un po’ lunatica.
Le tue amiche cosa dicono di questa tua passione per l’ASMR?
Sono una persona abbastanza riservata, per cui ho parlato di questa esperienza solo alle mie amiche più strette, quelle che sicuramente mi avrebbero capita. Spesso le cose un po’ diverse o stravaganti spaventano le persone. Comunque loro sono molto felici per me, mi appoggiano e spesso guardano i miei video.
Fidanzato geloso?
Il mio fidanzato non è particolarmente geloso del mio canale Youtube, soprattutto perché il nostro rapporto si basa sulla fiducia reciproca. Sia io che lui non vorremmo mai essere un ostacolo alla realizzazione e alla felicità dell’altro.
I tuoi genitori che dicono? Ti guardano su youtube? Ti fanno i complimenti per i tuoi video?
I miei genitori sono contenti di questa esperienza. Sono iscritti al mio canale e durante le registrazioni dei miei video sono molto silenziosi, per evitare che qualunque rumore rovini l’audio. All’inizio avevano un po’ di paura del fatto che mi esponessi su internet, perché credevano che non fosse sicuro. Poi hanno capito che, con i giusti accorgimenti, è possibile condividere contenuti sulla rete con tranquillità.
Sogni nel cassetto per il futuro?
Spero di realizzarmi professionalmente, di trasferirmi a Milano ed essere felice.
Per chi volesse andare a trovare Chocolate ASMR, questo è il suo canale Youtube:
Questi, invece, sono due suoi video che vi consigliamo:
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Extra-Ordinary People